La dico tutta nuda e cruda! L’architetto che dirige un cantiere guadagna più soldi dell’ingegnere.
Perché?
E’ tutta questione di percezione all’esterno verso il cliente. Questo si traduce in una parola sola: marketing! Il marketing di cui parlo, parte da un set culturale che deriva dall’identità personale dell’uno e dell’altro. Proviamo solo a pensare al rapporto con il mondo esterno di un ingegnere e un architetto.
L’ingegnere studia in mezzo ai suoi simili (nerd) e tipicamente funziona, lui non vive, funziona. Quindi la percezione all’esterno e di un essere con scarso senso di socialità e atto a rompersi la testa per la risoluzione dei problemi.
Scusa, ma vuoi pagarlo uno così?
Invece l’architetto studia in un ambiente vivo, pieno di belle gnocche, spensierato, con una propensione alla socialità, alle feste, al buon gusto, alla realizzazione di sogni impossibili… tanto sa che poi è l’ingegnere che deve far stare in piedi i suoi sogni.
Ed è per questo che deve essere pagato subito e tanto!
E’ proprio una percezione dettata anche dal nostro set culturale.
Ovviamente è una mia considerazione, dettata dall’esperienza e dalla mia osservazione dei fenomeni che ho vissuto in questi anni in cui nei cantieri, l’architetto comanda e l’ingegnere risolve i problemi.
Questa disquisizione non vuole essere un trattato a favore di una categoria piuttosto che l’altra. Non è mia intenzione apporre giudizi se una categoria sia migliore dell’altra e viceversa. E’ un’opinione sulla percezione che il mercato ha delle due professioni.
L’architetto realizza l’idea del cliente, e se il cliente non ha idee, realizza le sue idee. Questo ha una percezione elevatissima sul cliente perché veder realizzata un’idea e spesso vederla migliore di come l’aveva pensata ha un valore altissimo. E per questo che il costo di un architetto è più elevato di quello di un ingegnere.
L’ingegnere invece fa stare in piedi le idee dell’architetto. E questo crea nei cantieri le solite diatribe tra l’uno e l’altro. Spesso perché sembrano idee impossibili! Il valore percepito dell’ingegnere è ovviamente inferiore a quello dell’architetto e per questo viene pagato di meno.
Credo che gli architetti di successo abbiano dietro ingegneri capaci di realizzare anche l’impossibile e per questo vediamo edifici straordinari.
Ho visto realizzare un edificio “pazzesco” proprio davanti al mio ufficio ad Aosta che dal punto di vista architettonico e ingegneristico è un opera di un livello straordinario. A molti è parso come un brutto edificio, ma quello che è stato realizzato denota che dietro sono stati impegnati ingegneri e architetti di altissimo valore. Soprattutto per far stare in piedi quelli travi da 120 metri…
Mi riferisco al più grande museo di arte megalitica al mondo dove allo stato attuale delle ricerche la Valle d’Aosta risultava abitata a partire dall’VIII – VII millennio a.C. da gruppi di cacciatori del Mesolitico, inoltratisi nel territorio in concomitanza con il progressivo ritiro del grande ghiacciaio, che nel Quaternario occupava la Valle d’Aosta. Si hanno poche tracce del Neolitico, il periodo successivo durato circa due millenni, dal 5.000 al 3.000 a.C.
L’area archeologica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta è un sito pluristratificato le cui tracce storiche vanno dalla chiesa romanica, sorta sui resti di necropoli romane e galliche, ai santuari dell’Età del Rame, sino ai rituali di consacrazione risalenti alla fine del Neolitico. L’aratura cultuale, gli allineamenti di pali lignei e di stele antropomorfe – opere della grande statuaria antica di rilevanza mondiale – sono testimonianze preistoriche che fanno di questo luogo un giacimento archeologico di importanza internazionale.
Nel corso degli ultimi anni mi sono anche andato alla ricerca di ingegneri famosi e ne ho trovato uno che disse:
“In principio era previsto che diventassi ingegnere, ma il pensiero di dover spendere la mia energia creativa su cose che rendono ancora più raffinata la vita pratica di ogni giorno, con la deprimente prospettiva di una rendita da capitale come obiettivo, mi era insopportabile. Pensare per il piacere di pensare, come per la musica”
Albert Einstein
Questo fa capire molto sull’attitudine dell’ingegnere rispetto a quella dell’architetto. Quello di cui parla il Prof. Einstein, è energia creativa, la sola capace di dare vita a ciò che prima non esisteva e di cui gli architetti sono più dotati, per questo meglio pagati.
Se vogliamo poi fare un po’ di ironia sugli ingegneri ecco una frase trovata nei bagni del Politecnico:
“È da tanti di quegli anni che sono a Ingegneria che non ricordo più se la f**a è verticale o orizzontale.
[Aggiunta a pennarello sotto]:
È naturale, dipende dal sistema di riferimento!”
Un giorno mi sono chiesto come poter aumentare la percezione dell’ingegnere in un mercato dove i professionisti si fanno la guerra l’uno contro l’altro.
E’ così ho cominciato a smontare il set culturale. Ma che cos’è il set culturale?
Dobbiamo pensare per esempio al nostro stato in cui ci troviamo, o meglio lo stato in cui la nostra cultura ci ha voluto parcheggiare. Perché dico questo? Perché nella nostra cultura quando siamo piccoli e chiediamo ad un adulto: come faccio ad essere felice?
Lui ti risponde con una bugia. E questa bugia ci ha fregato!
Da cosa ti sei fatto fregare? Da un “mantra” ripetuto all’inverosimile che suona così :
Ora, è possibile che la risposta a una domanda così personale, così profonda, così piena di variabili, così influenzata dal carattere, dalle preferenze, dalle attitudini, dai talenti, dalle qualità di una singola persona sia riassumibile in un mantra del genere?
Ovviamente la risposta, per chiunque sia dotato di buonsenso è “No!”.
Solo che la bugia, ripetuta all’infinito diventa vera.
Così vera, che quando qualcuno cerca di applicarla e non vi riesce, invece che dire:
“Mi hanno fregato perché ho creduto in una cosa sbagliata. Non sarebbe possibile infatti avere posti di lavoro per tutti, se tutti seguissero questa logica e nessuno sognasse invece di fare impresa, di essere un eroe, di costruire, di osare, di fare quello che gli altri non tentano.”
Ti raccontano una seconda bugia, che è ancora più terribile della prima. Sai qual è? E’ quel progetto stupido che ha rovinato migliaia di famiglie in tutta Italia come:
Ci sei rimasto male?
Anche io! Ma ho avuto una fortuna, quella di non credere alla seconda bugia, e soprattutto accorgermi che nella prima c’era qualcosa di sbagliato e infatti quando me ne sono accorto ho smesso di fare il dipendente.
Torniamo al nostro set culturale: noi viviamo in un contesto sociale che ci ha raccontato due grosse bugie accettate dalla massa. Infatti la maggior parte della gente seguendo quello che fanno tutti ammette a sé stessa la propria incapacità di decidere. Come assumono le persone le decisioni, almeno la maggioranza assoluta di loro?
Ovviamente seguendo la massa e le sue informazioni o decisioni iper-semplificate, che conducono molto lentamente alla rovina.
E perché seguono queste informazioni nonostante siano così disastrose? Per due motivi fondamentali:
Il primo che ti ho già anticipato, è riassunto nella terza regola del testo di Cialdini tradotto in italiano come “Le armi della persuasione”.
La terza regola di cui si parla, è la riprova sociale in cui le persone, in media, tendono a ritenere maggiormente validi i comportamenti e/o le scelte che vengono effettuati da un elevato numero di persone. È il fenomeno psicologico-sociale alla base della diffusione delle “mode”.
Detto con parole più semplici, se una determinata cosa “la sanno tutti” o “la fanno tutti”, le persone per evitare di doversi informare, discernere se ciò che stanno facendo abbia un senso o meno, e se la fonte informativa sia corretta o meno ecc… si semplificano la vita seguendo semplicemente la massa.
Si semplificano la vita… L’ha detto la televisione!
Una visione più corretta della vita o quantomeno parimenti degna, potrebbe essere:
Non sarebbe male vero?
Se questa fosse la mentalità “dominante” per le persone, cercare un posto fisso da dipendente non sarebbe una cosa “normale” ma al contrario lo sarebbe la ricerca della propria auto realizzazione, che come dice il Prof. Einstein diventa il luogo dove liberare la nostra energia creativa.
Il problema è che ha vinto purtroppo il partito “sbagliato” e, a forza di sentirsi ripetere sin da piccoli il mantra ipnotico:
La massa delle persone finisce per credere acriticamente che sia il modo “normale” di vivere e comportarsi, quando ovviamente non lo è, dato che l’auto realizzazione è tra i bisogni più importante di tutti.
Infatti come dicevamo nel capitolo precedente, la maggior parte delle persone che svolge un lavoro dipendente, non ha soddisfazioni e aspetta l’iniezione di insulina alla fine del mese, perché deve pagare il mutuo, gli interessi sul mutuo e gli interessi degli interessi.
Solo che lo dicono tutti e va bene così.
Perchè il vero segreto è che l’auto realizzazione si trova al vertice della “Piramide di Maslow” e di molti corpus teorici similari, ma è pur vero che le persone prima di realizzarsi hanno bisogno di sentirsi “normali”, in modo da essere “accettati”.
Per la quasi totalità delle persone è una sofferenza troppo grande realizzarsi, se questo significa essere guardati con piglio strano o con compassione o addirittura motivo di scontro con i propri cari, con gli amici e con il proprio gruppo dei pari in generale.
E’ per questo che ho creato CertiticatoCasa®.
Quanta gente va a trascinarsi svogliatamente all’università non perché ci tenga o ci creda ma per il “quieto vivere” e per il far contenti “a mammà e a papà?”.
Quando ho iniziato a crescere, ho capito che il sistema aveva delle falle, e non mi sono mai sentito “normale”, cercavo soluzioni semplici a problemi difficili. Uno di questi era capire perché molte persone di valore, finiscono per fare i dipendenti e non iniziano una loro attività liberando il proprio potenziale più creativo. Questo è uno spreco per la società. Infatti crediamo alle bugie, non ci interroghiamo del perché delle cose e poi abbiamo paura di non essere accettati.
Ho creato CertificatoCasa® perché so quanti giovani di valore è costituito il nostro tessuto sociale in Italia e a quanti manca il coraggio o hanno paura di fare un passo verso la libertà. Ovviamente in Italia fare l’imprenditore o intraprendere una carriera da professionista è una cosa difficile da accettare da chi ti sta intorno perché…? Perché continuano a credere alle due più grandi bugie.
Mi piace pensare che i giovani vivano il futuro meglio di come l’ho vissuto io quando ero circondato da persone che come unico scopo della loro vita era spendere il proprio stipendio, nella loro prima ed ultima casa di proprietà.