Vado spesso al mercato dove ci sono diversi banchi di frutta e verdura e nell’ultimo anno il prezzo dei limoni è salito vertiginosamente: € 3,90/kg. Per chi non va mai a fare la spesa, tanto per capirci un limone costa circa 70 cent.
Cosa mi ha stupito di più oltre all’elevato prezzo dei limoni è che tutti i banchi avevano lo stesso prezzo. E’ questo è straordinario perché ogni fruttivendolo ha saputo dare valore alla merce che ha sul banco fissando un prezzo uguale a quello della concorrenza. Che significa questo?
Significa che se vai al mercato per comprare i limoni, non farai una scelta di prodotto in base al prezzo, bensì adotterai un criterio basato su altre caratteristiche ovvero a qualcosa per cui ognuno si differenzia rispetto agli altri. Quali sono queste differenze? Beh, possono essere per esempio la grandezza del banco, la disposizione del resto della merce, la simpatia di chi vende, quanto urla, quanto è gentile. Insomma tutti attributi differenzianti, che in un modo o nell’altro ti fanno scegliere un fruttivendolo piuttosto che un altro.
Che significa questo nella nostra professione?
Significa che ogni giorno abbiamo di fronte un cliente che quando viene da noi ci sceglie in base al prezzo che riesce a spuntare. Il nostro valore non viene più percepito. Perché? Ho provato a darmi una risposta e l’unica che ho trovato e che siamo in guerra. Una guerra finanziaria in cui pur di lavorare abbattiamo il prezzo delle nostre prestazioni, che neanche al mercato dei limoni i fruttivendoli pensano di fare. Troppi professionisti, troppa gente che fa tutto per tutti. Allora dobbiamo imparare da chi vende i limoni perché se noi professionisti avessimo la forza di mantenere un prezzo uguale per le nostre prestazioni, potremmo essere maggiormente apprezzati e valorizzati.
Quando vediamo che una certificazione energetica si può acquistare su Groupon a € 40,00, stiamo combattendo con un mercato che non valorizza più la nostra professionalità, la nostra esperienza, gli anni di studio, i nostri sacrifici. Questo fa perdere di significato anche al prodotto in se, perché se non siamo riusciti a creare una cultura di valorizzazione della professione, stiamo facendo perdere la speranza ai giovani di potersi creare un futuro professionale stabile.
Questa lacuna dell’università ha creato un mercato in cui, sopravvivere è difficile ma soprattutto prosperare diventa impossibile. Il divario generazionale tra chi ha prosperato negli anni ’80 – ’90 e primi anni 2000, è talmente abissale che a pochi decenni sembra sia caduta la bomba atomica. Allora quanto dovrebbero costare le certificazioni energetiche?
Com’è possibile che i fruttivendoli riescono a fare cartello sui limoni e tanto di ingegneri, architetti, geometri che “hanno studiato” quindi sembrerebbe che siano più intelligenti non riescono a creare un cartello sui prezzi di un prodotto che deve essere fatto per obbligo di legge? A questa domanda non so rispondere, ma vi posso dire che spesso ho incontrato clienti che mi dicono: “Guardi la faccio da quell’altro che mi ha fatto dieci euro in meno!”.
Ragazzi, dieci euro…
Una professione confrontata con un’altra per dieci euro. E’ una sensazione di disfatta intellettuale che non si può misurare. Come abbiamo fatto a dare tutto questo potere ai clienti e farci misurare sul mercato per dieci euro. Su quali principi abbiamo appoggiato i valori della nostra professione? Stiamo anche noi vivendo la fame nel mondo? Siamo peggio del terzo mondo… almeno a loro è rimasto il sorriso!
Da questo spunto è partita la mia ricerca per capire come rivalutare il mercato della nostra professione e questo mi ha portato negli ultimi cinque anni a studiare un modello di business capace di oltrepassare la barriera del prezzo. E’ nato un sogno, quello di dare più valore ai giovani con uno strumento capace di dare quel valore che molto difficilmente un giovane riesce a crearsi all’inizio della sua carriera, in questo mercato iper-competitivo, se non attraverso uno sfruttamento di anni e anni a pochi euro all’ora.
Con CertificatoCasa® voglio spezzare il circolo vizioso che vede giovani laureati entrare nel mondo della libera professione, attraverso strumenti di tortura e sfruttamento che, per una cultura insulsa prevarica il giovane a scapito di chi ha uno studio già avviato.
Non ho mai sopportato l’idea che per imparare una professione devo sottostare a qualcuno che mi sfrutta e non mi paga. Ma che cazzo di mondo è?
In un’epoca moderna dove ci battiamo per i diritti degli animali, ammettiamo che giovani laureati vengano sfruttati nei grossi studi per 4/5 euro all’ora. La dignità esiste per queste persone? Che cosa stiamo insegnando loro?